C’è un momento dell’anno in cui la casa si riempie di profumi intensi, speziati e familiari. È la primavera, e con lei arrivano quei lievitati che sanno di festa, di famiglia, di tempo lento. Ricordo ancora le albe di Pasqua, il forno acceso da ore, le forme dorate che crescevano piano piano sotto lo sguardo attento di mia mamma. Erano giorni in cui la panificazione diventava un rito, e il pane, quello vero, raccontava storie di mani che impastavano con cura, di ricette tramandate e mai scritte. Un’Italia di pani pasquali: la diversità del gusto La primavera, e in particolare il periodo pasquale, porta con sé una varietà straordinaria di pani lievitati, ognuno con la propria identità, storia e sapore. Ogni regione ha il suo pane, e ognuno racconta qualcosa della cultura e del territorio da cui nasce. Nel Centro Italia, tra Marche e Umbria, troviamo la crescia pasquale, anche conosciuta come “pizza al formaggio”. Si tratta di un pane salato, ricco e saporito, preparato con uova, formaggi stagionati (pecorino, parmigiano), olio e lievito. Viene cotto in stampi alti e ha una consistenza soffice e profumata. È tradizionalmente servita il giorno di Pasqua con salumi, uova sode e vino rosso. Scendendo a Sud, in Campania, spiccano due protagonisti pasquali: tortano e casatiello. Entrambi sono pani salati farciti, ma con caratteristiche che li distinguono. Il casatiello, più simbolico, è decorato con uova sode incastonate nell’impasto mentre il tortano presenta le uova all’interno ed è solitamente più farcito, quasi opulento. Se vuoi approfondire le differenze e scoprire dettagli e curiosità leggi questo articolo: https://www.impastologo.com/3266/ Nel Nord Est, in Veneto, c’è la focaccia veneta o “fugassa”, un lievitato dolce e profumato, parente semplice della colomba. Soffice, aromatizzata con scorza di agrumi e vaniglia, e rifinita con zucchero in superficie, rappresenta la dolcezza rustica delle feste contadine. In Sardegna, invece, il coccoi cun s’ou è molto più di un pane: è un’opera d’arte simbolica. Modellato a mano in forme floreali, animali o geometriche, con uova sode incastonate nell’impasto, veniva donato ai bambini o offerto nei riti pasquali. Tutti questi pani raccontano un’Italia che impasta non solo per nutrirsi, ma per celebrare, condividere, tramandare. La loro ricchezza sta nella varietà, nella ritualità e nel legame profondo con il tempo delle feste. Il ritorno al pane della memoria In un’epoca dove tutto è veloce, standardizzato e spesso senza anima, la riscoperta dei lievitati pasquali regionali rappresenta un ritorno alle radici. Sempre più panificatori, artigiani e appassionati si stanno riappropriando di queste ricette antiche, rielaborandole senza snaturarle, per portare in tavola non solo un prodotto buono, ma ricco di senso. Il pane di Pasqua è tempo, è identità, è racconto. E forse, nel prepararlo, in qualche modo torniamo a parlare con chi ce l’ha insegnato. Seguimi sui Social per Altri Contenuti!Se questo contenuto ti è piaciuto, non perderti tutti i dettagli e le curiosità. Seguimi sui miei canali social dove condivido video passo passo, consigli utili e tante altre ricette irresistibili. Trovi tutto su Instagram, Facebook e TikTok: cerca @Impastologo e unisciti alla nostra community di appassionati di cucina. Ti aspetto per scoprire insieme nuovi impasti, idee e sapori!